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Confesso

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Da tempo – anni, ormai – mi ritrovo a chiedermi quale sia il senso di questo blog. Paradossalmente, non ricordo nemmeno più, o quanto meno non con sufficiente chiarezza, cosa mai mi abbia spinto ad iniziare questa avventura.
Sicuramente, c’è stato un momento, un punto, in cui ho come valicato un crinale; l’energia – la rabbia, l’indignazione – che aveva dato l’abbrivio iniziale, iniziava a scemare, e rischiavo lo stallo. Poi, la sensazione di non parlare al deserto, l’interesse, il feedback positivo (qualcuno anche lusinghiero), mi hanno spinto a continuare.
Ma la domanda torna a proporsi: qual’è il senso?
Non ho ambizioni politiche, e quindi non può averne in questa prospettiva. Non ho una particolare pulsione individualista, né al protagonismo – al contrario – quindi non serve ad appagare il mio ego. Credo di poter onestamente affermare che corrisponde, in qualche modo ed in qualche misura, ad una volontà di partecipazione civica. Ma, appunto, partecipazione presuppone la presenza di altri attori, una scena, un’azione; un processo in atto – o quanto meno, in divenire.
So di aver provato (e non solo con il blog) ad innescarlo, questo processo. Ma, forse anche per una soggettiva insufficienza, il processo non c’è e non si vede. D’altro canto, proprio in virtù della già detta assenza di protagonismo, non cado nell’errore di attribuire a me (sia pure per demerito) questo stato di cose. É chiaro che vi sono delle condizioni oggettive – fossero anche solo la somma di tante insufficienze soggettive…
Ecco allora che torna a proporsi, ricorsivamente, la domanda: qual’è il senso? C’è, un senso?
Non ho – ancora – una risposta definitiva. Ma sento il peso di questa assenza, così come l’incombere della domanda.

... ??? ...

… ??? …

Giorni fà, nel leggere un tweet de Il Fatto, che citava il nostro amato sindaco, ho provato un brivido. Nel corso di un forum col giornale, De Magistris ha infatti dichiarato “più vado avanti e più ho voglia di ricandidarmi”. Brivido.
Per quanto sia convinto che si tratta in realtà di una sparata tattica, conoscendone l’ego impareggiabile sono stato comunque investito da un’alito d’inquietudine. L’osservazione razionale del quadro politico locale e nazionale, mi dice che il sindaco sia in realtà in cerca di una exit strategy, che gli consenta di uscire dignitosamente dal cul de sac in cui si è cacciato. In questo senso, la minaccia di una ricandidatura servirebbe a tenere banco nella trattativa con il centro-sinistra. Probabilmente conta (ancora) su uno zoccolo duro di consenso quotabile intorno al 10%, che è intenzionato a far pesare. D’altro canto, come si vede con ogni evidenza, nessuno ha in questo momento seriamente intenzione di scuotere lo scranno di Palazzo San Giacomo, per farlo cadere prima del tempo. A destra, in un contesto generale che vede ancora aperta la questione della transizione al dopo-Berlusconi, gli occhi sono probabilmente puntati sulla Regione, per la quale si voterà prima – e che rimane pur sempre l’istituzione che muove i denari. Tra l’altro, li si profila una candidatura De Luca (cioè un competitor sul terreno proprio della destra…). Al Comune, dove una battaglia frontale sarebbe più difficile, si lascerà quindi spazio a qualche candidatura di facciata. L’imprenditore Marinella già scalda i motori…
Sul fronte opposto, ancora non si capisce bene cosa intendano fare dalle parti del PD; l’ambizione di fare il sindaco di Napoli credo sfiori più d’uno, in casa democrat, ma la partita non è ancora ufficialmente aperta. Anche se (sbaglierò…) il manifesto ‘Noi per Napoli’, recentemente lanciato con le firme di 100 intellettuali (Umberto Ranieri, Amedeo Lepore, Paolo Frascani, Pasquale Belfiore, Gennaro Biondi, Bruno Discepolo, Marcello Martinez…), credo dica qualcosa su ciò che si muove – sia pure ancora sullo sfondo.
Ma anche qui, resta la domanda: ma fuori dalle stanze dei partiti, che non mi pare abbiano più grande rapporto con la città, cosa succede?

Poco tempo addietro, scrivevo che senza cultura non c’è società civile, e senza società civile non c’è politica.
Ne resto convinto. Così come resto convinto il rapporto tra società civile e politica non debba tradursi nell’esprimere candidati immagine, quanto piuttosto nell’esprimere un’idea di sé come città (o come Paese), un progetto di crescita, un senso – alla cui realizzazione debba poi impegnarsi la Politica. Ed è precisamente questo vuoto, a preoccuparmi. Continuo a non vedere nulla del genere, a Napoli. Manca, quantomeno, il catalizzatore.
Aveva forse ragione Eduardo De Filippo, con il suo jatevenne? O qualcosa può ancora accadere?
Certo, se non la facciamo accadere noi, non cadrà come la manna dal cielo.
Come dice Jack Ma *, la cultura è fondamentale, perchè “se non ci occupiamo di questo, le nuove generazioni verranno su con tasche profonde ma con menti vuote”. Ma ho paura che, nonostante tutto, il mondo della cultura napoletano sia ancora profondamente legato all’idea dell’intellettuale organico; magari oggi orfano del Partito. Un’idea coraggiosa di autonomia della cultura, non riesco a distinguerla.
E allora, qual’è il senso? Indicatemelo voi, se sapete.

* Jack Ma, il fondatore di Alibaba (la società di e-commerce più di successo al mondo, che da sola vende più di Amazon e eBay messe insieme), l’uomo che il Financial Times ha appena incoronato come Persona dell’Anno 2013.