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Nun c’è bisogn’ a zingara…

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Non molti post addietro, scrivevo che l’autunno sarebbe stato caldo. E puntualmente così è stato. Sotto l’effetto combinato (quanto prevedibile) di più fattori, la drammaticità della situazione emerge con forza, e si riversa prepotente nelle piazze. Non c’è ancora una nostra piazza Tahrir, le forme che assume il malessere sono ancora diverse, ma non c’è dubbio che l’atmosfera si surriscalda. Lo scarto esistente tra la realtà sociale, effettiva e percepita, e le risposte che arrivano dalla classe dirigente (nel suo complesso), appare difficilmente colmabile. Purtroppo, non si vede all’orizzonte alcuna forza che possa canalizzare le energie che si stanno sprigionando, e quindi il rischio – a mio avviso – è l’esplosione di moderne forme di jacquerie *, destinate a lasciare ferite nel corpo sociale del paese, senza però produrre significativi cambiamenti. So bene che sembrerà un mantra, e che a tanti apparirà una forzatura, ma io resto convinto che le risposte sono tutte nella Cultura. Riconnettersi al nostro patrimonio artistico e culturale, rimettere in valore questa ricchezza della nazione, sono passaggi fondamentali per dare un senso ed uno sbocco positivo alla stagione di lotte sociali che ci aspetta, e far si che siano levatrici di un cambiamento positivo, e non smottamenti che aprano una voragine greca. Non si tratta qui, ovviamente, di mera conservazione dell’esistente – siano essi i beni culturali o l’istruzione pubblica – né tantomeno di immaginare impossibili ritorni ad una  passata età dell’oro. Al contrario, si tratta di guardare al futuro con chiarezza e determinazione. L’articolo 9 della Costituzione repubblicana sancisce un principio davvero fondante, il cui valore esula la pur significativa lettera del testo. Il patrimonio culturale, inteso nella sua ampiezza ed articolata complessità, è una ricchezza nazionale che va ben oltre la sua capacità di produrre reddito (peraltro utilizzata poco e male): è un’elemento primario di costruzione della nuova sovranità – sancita appunto dalla Costituzione – quella dei cittadini; esattamente come l’istruzione pubblica, è un potentissimo strumento di educazione alla cittadinanza e di innalzamento spirituale.

BookBlock: l'arma della Cultura

BookBlock: l’arma della Cultura

Di questo nesso, della sua straordinaria potenza, mi sembra splendida metafora la pratica del book block. Forse persino al di là di una piena e profonda consapevolezza da parte di chi la pratica, la scelta di usare simbolicamente i libri (intesi appunto come icone della cultura) per difendersi dalla violenza dell’esistente, ed al tempo stesso come strumento di sfondamento, di liberazione, ha una forza che incredibilmente sfugge alla stragrande maggioranza degli osservatori.
E che dice all’intera società del bisogno profondo che alberga nelle giovani generazioni, pur allevate in un sistema formativo depauperato, squalificato, continuamente sottoposto a svalutazione. Un bisogno di futuro, che riconosce nella Cultura lo strumento fondamentale per costruirlo.
Per questo, non riuscire a dare risposte su questo terreno, non solo è pericoloso per l’intera società, ma ci chiama tutti ad una assunzione di responsabilità ineludibile. Per questo, ogni colpevole ritardo, ogni inadeguatezza, ogni omissione, rappresentano un crimine imperdonabile.

E come un vero e proprio crimine si configura l’aver buttato via tre miliardi e mezzo di fondi europei destinati alla Cultura. 2 miliardi di euro del Programma Attrattori Culturali 2007-2013, destinati a migliorare l’offerta culturale nelle Regioni del Sud, non spesi e che dovranno essere restituiti a Bruxelles, a cui si aggiungono gli 1,5 miliardi di fine 2011. Risorse mai impegnate operativamente, nonostante gli innumerevoli progetti stilati in questi anni, e talvolta riallocate per finanziare altre voci di spesa che non c’entrano nulla con la cultura.
L’attuale Ministro della Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, da cui dipende la gestione del programma comunitario (dopo il commissariamento di un anno fa, in seguito al quale le competenze sono state tolte alla Regione Campania, che agiva sotto il controllo del Comitato Tecnico Congiunto di Attuazione del Ministero dei Beni Culturali) ha oggi la responsabilità di invertire questa tendenza, bloccando la dispersione dei fondi facenti capo ai cosiddetti Poin ** e Pain ** (acronimi che indicano i programmi operativi e attuativi interregionali per il Sud). Così come in capo a chi ha governato la Regione Campania ricade la responsabilità pregressa. “Per impegnare quei 2 miliardi in progetti credibili il tempo è praticamente scaduto. Entro il 31 dicembre va dimostrato che ci siano dei progetti in corso d’opera, con i relativi investimenti, da realizzare entro il prossimo giugno. Termine entro il quale scade la programmazione comunitaria al 2013.” ***

Nel loro piccolo, Napoli e la Campania si confermano ahimé come territori in cui non solo si sprecano le risorse, peraltro scarse ed ancor più scarsamente investite, ma l’inettitudine della classe dirigente produce ulteriori guasti. Mentre il Comune si avvicina al dissesto finanziario, con tutto ciò che ne conseguirà sul piano della spesa, l’assessore regionale al turismo, Giuseppe De Mita, fa sapere che non ci saranno bandi per iniziative pubbliche in occasione del Natale (“per problemi economici innanzitutto, e burocratici poi”). Ovviamente, questa informazione viene data a novembre! Come se non fosse chiaro anche ad un bambino che, per programmare iniziative di qualità, capaci di assicurare un positivo investimento delle risorse pubbliche, ed una ricaduta in termini turistici, occorre che i bandi siano pubblicati almeno un’anno prima, e che le decisioni siano assunte almeno sette/otto mesi prima delle festività di fine anno.
Nel frattempo, quell’altra vergogna napoletana che è il Forum Universale delle Culture ****, torna alla ribalta della cronaca per l’ennesimo segnale di fallimento. Il progetto Forum delle Scuole Storiche napoletane, nato nell’ambito del Comitato Scientifico della fu-Fondazione Forum, con l’intento di recuperare e valorizzare i beni culturali scolastici (archivi, biblioteche, ma anche strumenti di laboratorio, quadri, etc) facendoli confluire in un grande Museo della Scuola, abbandonato a se stesso dalle istituzioni, come tutto il Forum del resto, prova ad andare avanti per conto proprio. Non senza denunciare, da parte di quanti avevano lavorato al progetto (Marta Herling, Mirella Barracco, Guido D’Agostino, Renata De Lorenzo, Arturo Martorelli, Paola Avallone, Raffaella Salvemini…) la “scomparsa dall’orizzonte” del Forum delle Culture. Ovviamente, nel silenzio totale delle istituzioni, Sindaco e Presidente della Regione in testa.
In compenso, l’anno prossimo avremo in Piazza Plebiscito i concerti di Bruce Springsteen e Mark Knopfler. I cittadini napoletani pagheranno cifre astronomiche per vedere questi concerti, ma gli artisti hanno avuto la possibilità di usare la piazza ad un prezzo stracciatissimo. E avanti così, un grande evento dopo l’altro. Tutta immagine e nessuna costruzione duratura.
E potete scommetterci, sul palco, accanto al boss, indovinate chi farà la sua comparsata? Nun c’è bisogn’ a zingara

wikipedia.org/Jacquerie
** “lo strumento principale attraverso cui promuovere e sostenere lo sviluppo socio-economico delle Regioni del Mezzogiorno attraverso la valorizzazione, il rafforzamento e l’integrazione su scala interregionale del patrimonio culturale, naturale e paesaggistico in esse custodito”.
*** www.linkiesta.it/italia-fondi-europei-cultura-spesi-male
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La questione non è affatto chiusa, anche per quanto riguarda l’iniziativa dal basso avviata a partire da questo blog. Seguiranno novità, quindi… stay tuned!