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Buon compleanno, ‘rivoluzione’!

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Un anno. Ieri la Giunta De Magistris ha compiuto il suo primo anno d’età. Ovviamente – e forse anche giustamente, o quantomeno prevedibilmente… – la rivoluzione arancione si è persa per strada.
Non ci sono stati grandi festeggiamenti, per celebrare la ricorrenza, ma anche questo, in fondo, ha una sua logica. Anzi, piuttosto che di celebrazioni, il Sindaco ha scelto il primo anniversario della sua elezione per parlare ufficialmente di rimpasto. In effetti, tutti danno per scontato che ci sia, ma dopo il congresso provinciale del PD (a metà luglio). Perchè in base agli equilibri che verranno fuori da lì, si determineranno le facce con cui il Partito Democratico – con SEL al seguito… – entrerà in Giunta.
Due rimpasti in vista, dunque? Difficile. Più probabilmente, il Sindaco ha voluto cogliere due piccioni con una fava: togliersi un sassolino dalla scarpa, lanciando un monito agli assessori più ostici, e preparare mediaticamente il terreno al rimescolamento che si profila, con l’ingresso della sinistra in maggioranza ed in giunta.
Staremo a vedere.
Difficile comunque non cogliere l’occasione per un primo bilancio dell’operato arancione – sotto il profilo delle politiche culturali, ovviamente. Le aree su cui l’azione – o la non-azione… – dell’amministrazione comunale si è contraddistinta, a mio avviso si possono riassumere in pochi capitoli. Innanzi tutto, il Forum Universale delle Culture. Quindi, il teatro, l’arte contemporanea. Più un’appendice sulla declinazione dei beni comuni.

Per quanto riguarda il teatro, a parte qualche piccola conflittualità con la Regione Campania sul Teatro Mercadante – che tra l’altro a me pare molto di facciata – non mi sembra si possa segnalare un intervento incisivo, da parte del Comune. Il Teatro di Città (Mercadante e San Ferdinando) rimane in mano alla gestione De Fusco, che dirige anche il Napoli Teatro Festival Italia, entrambe con il medesimo stile improntato all’egocentrismo, all’interesse personale. (Da ultimo, a conferma del monopolio defuschiano garantito dalla Miraglia, gli è stata affidata anche la direzione del World Urban Forum di settembre!…)
Si è data ospitalità ai lavoratori dello spettacolo, riuniti in assemblea permanente presso il PAN, ma poi non si vede quali interventi concreti abbia sviluppato l’amministrazione – sia per il teatro di tradizione, che per quello d’innovazione. E se è pur vero che alcune realtà non dipendono dal Comune, un Sindaco ed una Giunta autorevoli, nella propria città, contano anche quando le decisioni formali spettano ad altri. Così c’è un Nuovo Teatro Nuovo in crisi profonda, un Trianon abbandonato a se stesso, un San Ferdinando esposto ai raid dei teppistelli del quartiere…
E mentre il Teatro Festival fagocita ingenti risorse regionali (11 milioni di euro, elargiti dall’assessore Miraglia al suo protegé solo per la fase di accompagnamento al Forum!), la scena napoletana boccheggia.

La 'rivoluzione arancione' è ancora 'piccirella'...

La ‘rivoluzione arancione’ è ancora ‘piccirella’…

Sul capitolo arte contemporanea, ancora una volta risalta più il non fatto. Mentre il MADRe si avvita in una crisi (forse) esiziale, strangolato da un violento spoiling system e da una drastica – e spesso strumentalmente manovrata – riduzione dei fondi, il silenzio dell’amministrazione comunale è assordante. Anzi, all’ombra di questo silenzio, il Comune ha pensato bene di togliere al Museo la disponibilità dell’adiacente chiesa di Donnaregina Vecchia, per darla invece alla Curia di Napoli…
Contemporaneamente, il CAM di Casoria, una realtà comunque importante sul territorio metropolitano,  rischia concretamente la chiusura, senza che nessuno – a Palazzo San Giacomo – abbia la sensibilità ed il fiuto politico di cogliere l’occasione, di farsi avanti ed offrire uno dei tanti spazi comunali in disuso – l’ex-Ospedale Militare ai Quartieri Spagnoli, per dirne uno…
Per non parlare ovviamente del PAN, ormai tornato ai peggiori standard dell’amministrazione Iervolino, ridotto a mero contenitore praticamente di tutto ciò che capita.
Beh, quasi tutto, visto che è stata respinta la richiesta di tenervi una performance teatrale, tratta dal ‘Il Casalese’, libro scritto a più mani sulla figura di Nicola Cosentino…
Proprio sul PAN, tra l’altro, che dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello delle scelte artistiche del Comune, ho avviato un sondaggio per raccogliere le idee che vengono dal mondo culturale e dalla città – visto che l’amministrazione non sembra averne…
Intanto in città, ormai lontana anni luce dall’epoca di Lucio Amelio, molte importanti gallerie chiudono, o si trasferiscono altrove. Sempre nell’opaco silenzio che promana da Palazzo San Giacomo.

Del Forum Universale delle Culture, ho persino pudore a scriverne. É senz’altro il caso emblematico, il paradigma assoluto dell’incapacità di affrontare le questioni culturali, se non in una grossolana prospettiva di grandi eventi – e gestendo tutto male persino in quella. Dopo una lunga, quanto indecorosa trafila di errori, lo stato dell’arte vede il commissariamento della Fondazione, con l’ipocrita ratio formale di “ripristinare la regolare attività dell’ente”, ma che in realtà dovrà semplicemente consentire alla Fondazione stessa (titolare della concessione del marchio Forum) di essere traghettata verso la liquidazione. E sarà interessante, al riguardo, vedere come si regolerà il commissario (e quindi, di fatto, Sindaco e Presidente della Regione) rispetto ai debiti accumulati dalla Fondazione stessa nei confronti di numerosi artisti ed operatori culturali napoletani…
La struttura monocratica (un uomo solo al comando…) che dovrà sostituirla ancora non c’è, né – ovviamente – c’è alcuna trasparenza riguardo a chi ne sarà il dominus. Si vocifera il nome di Alessandro Puca, un commercialista. Se così fosse, è evidente che scegliere di porre alla guida della struttura un professionista senza alcuna specifica competenza nel settore artistico-culturale, nè nel management organizzativo, lascia spazio al sospetto che – dietro – si profilerà un governo ombra
Comunque sia, il 10 aprile 2013 dovrebbe iniziare il Forum, e la Regione non ha ancora deliberato lo stanziamento di 15 milioni di euro di cui si parla (e che costituiscono appena il 10% dei 150 inizialmente previsti). Senza quella delibera, tra l’altro, non è possibile avviare i bandi per la partecipazione dal basso della città. Quei bandi che – Sindaco dixit – avrebbero dovuto essere pubblicati lo scorso aprile; fui facile profeta nel prevedere che si sarebbe risolto nel classico pesce d’aprile
Apparentemente ulteriore prova di incapacità delle amministrazioni locali, ma forse non solo quello. Per dirla con le parole dell’assessore Miraglia, “ridurremo il programma, ridiscuteremo i tempi e le idee”; insomma, con la scusa dell’emergenza imposta dai tempi stretti (e facendo finta di non sapere che l’hanno determinata loro, con la propria insipienza), il Forum sarà un’altro grande evento calato sulla città, e per di più alquanto raffazzonato.
Non a caso, in un recente sondaggio organizzato da la Repubblica, con 386 voti è proprio il Forum a piazzarsi al secondo posto tra le cose che i napoletani non approvano (dopo la vicenda ASIA – Raphael Rossi).

In qualche modo legata al Forum, la vicenda dell’ex-asilo Filangieri, sede della Fondazione. Occupato dal collettivo La Balena, col placet del Sindaco, che ha cavalcato l’azione per accellerare la smobilitazione della Fondazione, ed ammiccare all’anima movimentista della sua base elettorale, è nei giorni scorsi diventato oggetto di una delibera che, sottraendolo definitivamente alla Fondazione (adesso quindi priva anche di un ufficio…), lo assegna ad un uso pubblico, definendolo (parole dell’assessore Lucarelli) “luogo con utilizzo complesso in ambito culturale, (che) punta a garantire, attraverso l’accessibilità e la fruizione del bene ai lavoratori dell’immateriale, il diritto fondamentale alla cultura, intesa quale bene comune”.
Questa delibera, apparentemente destinata a sancire l’occupazione in atto, apre in realtà una fase ben più complessa. L’amministrazione, infatti, cerca di tenere insieme ruoli diversi, e non facilmente compatibili: da un lato, una vocazione politica a sostegno delle battaglie sui beni comuni, dall’altro i vincoli che una pubblica amministrazione ha nei confronti delle leggi e dei cittadini tutti. É ovvio che il processo che si apre, e che dovrà definire tempi e modi di attuazione concreta della delibera, non potrà portare ad un affidamento dell’ex-asilo, sic et simpliciter, a La Balena, ma dovrà prevedere molteplicità di accesso e pluralità di gestione. Insomma, un (altro) conflitto all’orizzonte…

Quale, dunque, il bilancio di questo primo anno? Sul piano delle politiche culturali, non s’è vista alcuna rivoluzione. Anzi, non s’è visto proprio nulla. Se non i clamorosi disastri intorno al Forum delle Culture.
Si predica la partecipazione, ma si pratica il decisionismo. Si innalza il vessillo della democrazia e dei beni comuni, per poi rivendicare una prassi monocratica.
Nessun intervento, nessun idea, che segnali la concreta volontà – e l’effettiva capacità – di promuovere una politica culturale purchessia. Colpevole silenzio su molte questioni aperte. Di investimenti, neanche a parlarne.
Insomma, questo primo anno dalla rivoluzione arancione, almeno per quanto riguarda l’Arte e la Cultura, suggella l’assoluta inadeguatezza dell’amministrazione.
Come sempre, le rivoluzioni non possono venire dall’alto, ma devono nascere dal basso. Dobbiamo farcela da soli, la nostra rivoluzione culturale.
Che qua, più che epigoni di Masaniello, sembrano esserci quelli del Federico Cafiero di facite ammuina

La ‘bolla arancione’

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Cosa sta accadendo, in città? Che ne è, della rivoluzione arancione?
8 mesi fa, il disgusto per l’accartocciamento di una sinistra incapace di riaprire un dialogo con la società – dopo il disastro di un 15ennio di (mal)governo – produsse una forte reazione di rigetto, e contro ogni previsione portò alla vittoria Luigi De Magistris. Il candidato sindaco parlava allora in nome di una piccola squadra di donne e uomini, che l’avevano seguito nell’avventura elettorale, ma con la sua rivoluzione arancione si rivolgeva alla città nella sua interezza, ne rafforzava la rinnovata volontà di partecipazione, prometteva cambiamenti epocali basati appunto su un forte coinvolgimento della cittadinanza.
Su quel messaggio, non solo si è costruita la vittoria elettorale, ma si è soprattutto basato il consenso (più ampio) che l’ha accompagnata. In questi mesi, però, accanto a delle azioni di buon governo, la nuova amministrazione si è caratterizzata soprattutto per una crescente serie di gaffes ed incidenti di percorso, quasi sempre gestiti malissimo sotto il profilo della comunicazione, che hanno dato il segno delle difficoltà non solo e non tanto ad individuare delle direttrici di fondo, quanto proprio del governare.
Diciamoci la verità.
De Magistris ha vinto le elezioni per una serie di fortunate circostanze, ed il suo maggior merito è stata la capacità di mettersi in sintonia con una buona parte della città, che voleva assolutamente uscire dalle nebbie del post-bassolinismo. La sua squadra era in largamente improvvisata, riunitasi via via nei pochi mesi di campagna elettorale. La lista Napoli è tua è stata in buona misura un contenitore necessario a garantire al Sindaco una forza in Consiglio che non fosse basata esclusivamente sul suo partito, l’Italia dei Valori. Il quale, a sua volta, a Napoli ed in Campania è tutt’altro che una struttura coesa, radicata nella società e particolarmente qualificata (da qui veniva il Sen. De Gregorio). I vincitori, quindi, si sono trovati nella speciale condizione di dover amministrare una grande città, caratterizzata da fin troppe emergenze strutturali (mi si passi l’ossimoro), con una squadra ristretta, poco rodata, senza radici sociali profonde ed antiche, e dovendo fare i conti con grandissime aspettative da parte dei cittadini (aspettative peraltro alimentate in campagna elettorale dalla stessa squadra del futuro Sindaco). Un compito sicuramente enorme. Ma che avrebbe dovuto essere affrontato, anche coerentemente con quanto sostenuto precedentemente, attuando una grande mobilitazione delle energie cittadine – senza discriminazione di sorta che non  fosse la disponibilità di mettersi al servizio del rinnovamento.
Sfortunatamente, si è scelta una linea opposta.
Dopo qualche timido accenno partecipativo, talvolta anche espresso in forme vagamente populistiche, tutta la gestione amministrativa è stata caratterizzata dalla chiusura e dalla (presunzione di) autosufficienza.
Non solo in un accentuarsi del ruolo leaderistico del Sindaco, sempre più proposto (e percepito) come somma autoritas, quasi un autocrate indiscutibile. Ma anche, più in generale, nella gestione – anche della comunicazione, che del governare è parte importante – della cosa pubblica in senso più ampio.
Ogni tanto, qualche scivolone, mal gestito.
La differenziata promessa a livelli alti entro pochi mesi. Dichiarazioni peregrine sull’arte contemporanea. Un esordio ondivago (e talvolta peggio) sull’affaire America’s Cup. La questione Vecchioni al Forum delle Culture.
E ad ogni consiglio o suggerimento, dinanzi alle prime, discrete e affettuose critiche, il livello di blindatura aumentava. Poco alla volta, la presunzione di autosufficienza sfociava nell’autoreferenzialità.
Mentre i risultati promessi (troppo facilmente) tardano ad arrivare, ogni obiezione è respinta con sufficienza, e la partecipazione rimane un orizzonte sempre più avvolto dalla foschia.
Dietro l’angolo, il rischio dell’autismo. La perdita di qualsivoglia capacità di dialogare (davvero) con la città, al di la delle forme populiste del rapporto diretto Sindaco/popolo – peraltro più invocate che praticate.
Quindi, in successione, la crisi alla testa dell’ASIA, con la fuoriuscita di Raphael Rossi, una delle figure simbolo della rivoluzione arancione, posto alla guida di una battaglia-chiave, quella dei rifiuti, e poi sostituito dopo soli pochi mesi, quando gli obiettivi da raggiungere, anche minimi, sono ancora lontanissimi. E le dimissioni di Vecchioni, fortissimamente voluto e difeso, che d’improvviso scopre che fare il Presidente del Forum significa anche fare i conti con una serie di problematiche concrete, e confessa di essere inadeguato *. E la sua sostituzione con l’esimio Marotta, che sottolinea meglio d’ogni cosa il triplo salto carpiato del Sindaco –  e davvero non serve spiegare il perchè di questo si tratta…

La 'bolla arancione'

La 'bolla arancione'

Tutto ciò si inquadra in un contesto generale tuttaltro che rassicurante. Da un lato, il permanere dello stato confusionale a sinistra, con il PD e SeL che non sanno se entrare organicamente in maggioranza – in cambio del pugno di mosche offerto dal Sindaco – mentre il momento magico coinciso la fase finale del berlusconismo sembra ormai lontano. Dall’altro, una destra liberal-tecnocratica che, all’ombra dei professori a Roma, e con il crescente affermarsi di Caldoro in Campania, è in forte quanto discreto recupero.
Si delinea insomma il rischio che il passaggio di Napoli alla destra sia stato solo rinviato.
Perchè oggi è esattamente questo il dato. Se l’esperienza amministrativa di De Magistris incontrerà, come sembra, difficoltà crescenti, il Sindaco – che già non nasconde le sue ambizioni nazionali – sarà tentato di tenere in piedi la rivoluzione arancione soprattutto sotto il profilo mediatico, per poi nel 2013 fare il salto verso il Parlamento. A quel punto, inevitabilmente, l’amministrazione collasserà.
E per come stanno le cose, non mi sembra credibile che la sinistra faccia in tempo a riconquistare la fiducia dei napoletani – non nella misura necessaria, almeno.
Ma di là dalle previsioni sul futuro – e davvero mi sembra di scrivere in pittogrammi maya… – nell’immediato si pone il problema di una amministrazione comunale, sicuramente animata delle migliori intenzioni, ma che sta incontrando notevoli difficoltà nel governo della città; e le nega. O, peggio, davvero non le percepisce.
Il consenso si logora, la partecipazione latita, ma le aspettative rimangono ancora alte.
Dopo quello dei mutui subprime assisteremo allo scoppio della bolla arancione? Dopo i titoli spazzatura torneremo ai titoli sulla spazzatura?
Prima che la scollatura si approfondisca, anche e soprattutto chi non ha ancora deciso di passare il Rubicone, e collocarsi (idealmente o concretamente) all’opposizione, dovrebbe far sentire la sua voce.
Chiediamo tutti, con forza, più chiarezza, più partecipazione. E più umiltà.
Tommaso Aniello fece una brutta fine; e Napoli con lui.

Written by enricotomaselli

13 gennaio 2012 at 07:59